I
numeri sono spietati e fotografano una situazione, quella dei beni
culturali in Italia, alquanto stucchevole: a fronte di 49 siti
UNESCO, 355 comuni di interesse storico artistico, 5000 ca. tra
monumenti e aree archeologiche statali in 13 anni il bilancio del
Mibac ( ministero dei Beni e delle Attività culturali) si è quasi
dimezzato passando dai 2,7 mld del 2001 al 1,5 mld del 2013.
I
risultati dei tagli che hanno colpito il settore sono tangibili e i
dati dei visitatori nei musei italiani non lascia spazio a dubbi e
perplessità. Pensiamo alla Reggia di Caserta che dal 1997 al 2012 ha
dimezzato i visitatori. Se invece allarghiamo l'orizzonte e
compariamo i dati degli ingressi con quelli degli altri paesi
scopriamo che la situazione nel nostro paese è ancora più grave.
Tra
il Louvre e gli Uffizi, i due musei più visitati in Francia e
Italia, si contano circa 8milioni di visitatori di differenza. Sono
numeri che fanno pensare e scorrendo la classifica dei dieci musei
più visti al mondo vediamo che, dopo il Louvre, ci sono il MET con 6
milioni di visitatori, i grandi musei londinesi ( British museum,
Tate Modern, National Gallery e il Natural History Museum) con 5
milioni di visitatori ciascuno, i Musei Vaticani, il National Palace
Museum di Taipei, la National Gallery di Washington e il Centre
George Pompidou che chiude con 3,8 milioni di visitatori. Numeri da
capogiro per i musei nostrani.
E
in Italia? La classifica italiana dei musei più visitati vede che
solo tre ( Galleria degli Uffizi, Palazzo Ducale a Venezia e la
Galleria dell'Accademia di Firenze ) superano il milione di presenze
in un anno. Salta agli occhi anche che tra i 20 musei più visitati
in Italia 6 sono di Firenze ( Galleria degli Uffizi, Galleria
dell'Accademia, Museo Argenti Porcellane Boboli e Galleria Costume,
Palazzo Vecchio, Palazzo Pitti, museo delle Cappelle Medicee ), 4 di
Venezia ( Palazzo Ducale, Museo Correr, Museo di San Marco,
Collezione Peggy Guggenheim ), 4 di Roma ( Museo Nazionale di Castel
Sant'Angelo, Museo Centrale del Risorgimento, Museo e Galleria
Borghese, Musei Capitolini),4 di Torino ( Reggia di Venaria Reale,
Museo Nazionale del Cinema, Museo delle Antichità Egizie, Palazzo
Madama) e soltanto uno per Milano ( Castello Sforzesco ) e per
Caserta ( la Reggia e il Circuito Museale Vanviteliano).
Una
prima considerazione concerne l'evidente differenza di ingressi tra i
musei italiani e quelli europei e internazionali. Le differenze non
si trovano nella qualità delle collezioni semmai è bene cercarle
nella qualità espositiva, nel rapporto con i visitatori, nelle
relazioni col territorio. Questi sono alcuni aspetti su cui basare un
rilancio dei musei italiani.
Seconda
considerazione è che tra le classiche città d'arte Roma, Venezia e
Firenze si inserisce Torino. La capitale subalpina per circa un
secolo è stata cuore industriale del nord e ora è da considerarsi
una vera e propria città d'arte. Il risultato è stato ottenuto
grazie alle politiche di finanziamento al settore con obiettivo
quello di valorizzare il grande patrimonio culturale e storico
artistico da un lato e di favorire l'espressionismo artistico in
tutte le sue forme dall'altro.
Terza
considerazione è quella che possiamo chiamare "questione
meridionale". Nella classifica tra i venti musei più visitati
in Italia Il meridione è rappresentato dalla Reggia di Caserta e
dobbiamo scendere fino al 23 esimo posto per trovare un altro museo
del mezzogiorno: il Museo Archeologico di Napoli. Se scorriamo la
classifica fino al centesimo posto si scopre che solo Napoli riesce
ad avere dei musei rappresentati ( Museo Archeologico Nazionale 23°,
Museo Cappella di Sansevero 37°, Palazzo Reale 58°, Castel
Sant'Elmo 66°, Museo di Capodimonte 70°, Museo di San Martino 72°).
Il resto del meridione è assente. Napoli quindi si attesta come la
capitale culturale del mezzogiorno.
I
dati emersi inquadrano un ritardo pesante dei musei italiani rispetto
a quelli esteri. Le cause sono da ricercarsi in una carenza di fondi
cronica, spesso mal gestiti, da uno scollamento tra il museo e il
territorio e da una mancanza di un soggetto giuridico che permetta
una gestione del museo più dinamica. Vi è anche un ritardo
culturale dei professionisti che non riescono così ad essere al
passo coi tempi. Tra il museo d'intrattenimento americano e il museo
paludato nostrano c'è una via di mezzo che deve essere ancora del
tutto esplorata.
Infatti,
se ci soffermiamo a riflettere sui numeri, gli otto milioni di
spettatori di differenza tra il primo museo più visitato al mondo e
il primo museo più visitato in Italia sono un'enormità. Non
nascondiamoci dietro a: "loro hanno la Gioconda e noi no";
perchè noi abbiamo di meglio. Questa differenza abissale tra i due
musei deve far riflettere e constata il fatto che l'Italia è ancora
molto indietro nel settore e i margini di miglioramento sono enormi.
L'esempio de La Venaria Reale è emblematico. Settecentomila
visitatori hanno varcato la soglia della Reggia portando il "non
museo" al 7° posto. Cinque anni fa era un rudere, 15 anni fa
volevano abbatterla, per 50anni è stata saccheggiata. Ora è tornata
ad essere vissuta ed è un volano culturale, sociale ed economico per
il territorio.
Siamo
tutti d'accordo nell'affermare che la quantità non è sinonimo di
qualità ma è senz'altro una spia per valutare quanto il ruolo di un
museo sia efficace all'interno di un territorio. Sempre Torino offre
un altro esempio molto emblematico: la Galleria Sabauda, prima del
suo spostamento nella Manica Nuova di Palazzo Reale, era visitata da
poche persone perlopiù studenti universitari; ora la visita è
piacevole, le opere sono valorizzate nella loro integrità e bellezza
e i visitatori popolano le sale. I visitatori sono aumentati perché
la qualità espositiva e comunicazionale è migliorata. Le opere sono
le stesse, il museo è cambiato.
Nonostante
i tagli, le difficoltà e gli sprechi la cultura in Italia vale il
5,8% del PIL ovvero circa 80 mld di euro. La cultura genera economia
reale, basti pensare che, secondo i dati diffusi dal Mibac nel 2011,
la spesa dei turisti stranieri per vacanze artistico- culturali è
stata di 10 mld di euro (2 IMU e mezzo). Si calcola che, in 9 anni da
quando è stato fondato, il Guggenheim di Bilbao, ha generato
introiti diretti e nell'indotto pari a 18 volte l'investimento
iniziale.
Abbiamo
visto il gap tra i musei italiani e quelli europei e del resto del
mondo in termini di numero di ingressi ed è facile immaginare che in
quello spazio vi si possa agilmente lavorare. Abbiamo anche visto
come la cultura e gli investimenti nel settore generino economia
reale.
È
giunto quindi il momento di cominciare a investire nel settore della
cultura. Anzi, azzardo nel dire che è necessario investire
massicciamente nel settore della cultura. Il ritorno economico,
sociale e culturale è straordinario ed è tangibile a breve termine.
Basta
tagli tagli alla cultura, basta investimenti improvvidi e impropri,
basta sprechi. L'Italia deve allinearsi sugli standard europei e
tornare a destinare maggiori risorse per valorizzare e conservare il
nostro patrimonio archeologico e storico artistico. Non è solo una
questione di risorse ma cominciamo da quelle.
Lorenzo Puliè Repetto
Segretario GD Torino Città
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