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L'Europa al tempo di Junior

Cominciamo sfatando alcuni miti su Jean-Claude Juncker: non è un banchiere. E non è né tedesco né francese. E' un conservatore con solide radici democristiane, ma ha preferito dimettersi dall'Eurogruppo che dare ragione ad Angela Merkel. Piace alle Sinistre europee, ma non a Tony Blair. Avvocato lussemburghese figlio di un minatore. Arzillo sessantenne. Convinto europeista.
Ma chi è davvero Juncker? Perché dal 1° Novembre sarà il nostro Presidente? E che visione ha dell'Europa?

Jean-Claude nasce nel 1954 a Redange, paese minerario di 1000 anime, e all'età di 20 anni si iscrive al Partito Cristiano-Sociale del Lussemburgo (PCS). Nel 1984 viene eletto al Parlamento lussemburghese e nominato ministro del Lavoro. Nel 1994 l'elezione dell'allora Primo ministro lussemburghese Santer a Presidente della Commissione europea, porta Juncker alla guida del governo (gennaio 1995). Lo stesso anno diviene governatore del Fondo monetario internazionale (FMI) e governatore della Banca europea per la Ricostruzione e lo Sviluppo (BERS). Assume inoltre la Presidenza del Partito Cristiano-Sociale (PCS). Primo ministro di un piccolo Stato situato tra Francia e Germania, fluente nelle lingue di entrambi i paesi, Juncker ha mantenuto per anni un ruolo di mediazione tra gli interessi francesi e quelli tedeschi: è noto che il cancelliere tedesco Helmut Kohl lo chiamava benevolmente "Junior".

Con Juncker alla guida, i democratico-cristiani vincono le elezioni in Lussemburgo nel 1999 e nel 2004. Juncker il 1º gennaio 2005 entra in carica come primo presidente permanente dell'Eurogruppo (fino ad allora la presidenza dell'Eurogruppo spettava al ministro dell'Economia dello Stato esercitante la presidenza semestrale del Consiglio dell'Unione europea). Nel pieno della crisi finanziaria che ha colpito la moneta unica tra 2011 e 2012 la collaborazione sempre più stretta tra la cancelliera tedesca Angela Merkel e il Presidente francese Nicolas Sarkozy mette di fatto l’Eurogruppo e il suo presidente in disparte. Juncker, vistosi scavalcato nella sua funzione, non lesina critiche al duo franco-tedesco, fino ad arrivare alle dimissioni, che Juncker rassegna spontaneamente perché “stanco delle ingerenze franco-tedesche” nella gestione della crisi.
L'anno successivo Juncker si dimette anche dal governo del Lussemburgo, a seguito di uno scandalo riguardante i servizi di intelligence: è accusato di aver schedato illegalmente migliaia di cittadini lussemburghesi (una sorta di versione locale del nostrano Caso Gladio). Ma il suo ritiro dalle scene non dura a lungo.


Nel marzo 2014 comincia la sua corsa alla Presidenza della Commissione europea, quando il Congresso di Dublino del Partito popolare europeo (PPE) lo lancia come candidato conservatore a palazzo Berlaymont: “La mia Europa” dichiara Juncker dal palco della convention popolare “investe nella sua gente, mette davvero in contatto i cittadini e coloro che prendono le decisioni. Ma non dimentichiamo che un'Europa migliore può essere costruita solo da persone che sanno anche spegnere i loro computer e confrontarsi di persona, per dire con forza in cosa credono.” Juncker quindi guida la campagna del PPE per le elezioni europee del 22-25 maggio, visitando gli Stati membri dell'UE e partecipando ai dibattiti presidenziali, per la prima volta in diretta televisiva continentale.

L'esito europeo delle elezioni del 25 maggio è molto diverso da quello italiano: le forze di destra vincono pressoché ovunque, dai Paesi più grandi (come Germania, Spagna o Polonia) a quelli più piccoli (Lettonia e Slovenia solo per citarne alcuni). Il Partito Socialista Europeo (PSE), unico vero ostacolo di Juncker alla Presidenza, viene letteralmente travolto da un'ondata di euroscetticismo senza precedenti nella storia moderna: la Francia di Hollande cade in mano al partito reazionario e nazionalista di Marine Le Pen, mentre nel Regno Unito è il trionfo dei populisti di Ukip, che al grido di “Love Britain” raggiungono il 27%, divenendo il primo partito d'Inghilterra.

A seguito della vittoria popolare alle elezioni europee, Juncker viene designato dal Consiglio europeo (composto dai 28 capi di Stato e di Governo degli Stati membri dell'Unione europea) come successore del portoghese Josè Manuel Barroso alla Presidenza della Commissione. La sua designazione rimarrà negli annales come fondamentale passo avanti verso un'Europa realmente intesa come unione federale: per la prima volta il Consiglio europeo ha designato il Presidente della Commissione a maggioranza e non all'unanimità (contrari alla nomina dell'avvocato lussemburghese sono stati il primo ministro inglese David Cameron e il Presidente ungherese Viktor Orban).
Il via libera alla sua Presidenza è arrivato non solo dal PPE, ma anche dal Partito Socialista Europeo e dai Liberaldemocratici dell'Alde: i tre partiti hanno formato una Große Koalition per fronteggiare la comune minaccia euroscettica e garantire stabilità e crescita all'Unione in questi anni tormentati. Numero due della Commissione sarà il nostro attuale Ministro degli Affari Esteri Federica Mogherini, che sarà la nuova “Lady Pesc”, una sorta di Ministro degli Esteri dell'Unione Europea (anche se non ancora dotato di pieni poteri).

Ma oltre alla concessione di alcuni posti-chiave nella Commissione (8 commissari europei su 27, tra cui la politica estera e gli affari economici, affidati al francese Pierre Moscovici), ad assicurare a Juncker il sostegno del gruppo dei Socialisti e Democratici (PSE) sono alcune sue proposte politiche: da tempi non sospetti l'ex Premier lussemburghese sottolinea l’importanza di “un’Europa sociale, prima che economica” e appoggia misure che stanno molto a cuore ai Socialdemocratici di Bruxelles, a partire dal salario minimo europeo. È inoltre a favore degli Eurobond, come testimonia un articolo, scritto nel dicembre 2010 sul Financial Times insieme all’allora ministro italiano delle Finanze, Giulio Tremonti, in cui proponeva l’emissione di obbligazioni sovrane europee “per mandare un chiaro messaggio ai mercati globali e ai cittadini europei” e per affermare contestualmente “l'irreversibilità dell'euro.

Lo scorso 22 ottobre la Commissione Juncker ha incassato la determinante approvazione del Parlamento europeo con 423 voti favorevoli su 751.

Ora serve solo il via libera definitivo da parte del Consiglio europeo, e il 1º novembre 2014 inizierà
una nuova era: l'Europa al tempo di Junior.

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