Il
27 gennaio come tutti sapete è il giorno della memoria,momento per
riflettere e ricordare ciò che è successo affinchè non ricapiti
più. Bene, questo è quello che dovrebbe essere, ma in realtà
questa giornata diventa troppo spesso l’occasione per fare del
vuoto e ipocrita moralismo fine a se stesso e per ribadire quanto
siamo superiori noi oggi e quanto invece fossero dei barbari
sanguinari i tedeschi allora.
I fatti vengono spesso semplificati a
tal punto da perdere il loro originario e profondo significato e
vorrei per questo cercare di analizzare in modo più accurato questo
fenomeno,partendo dalla definizione di un concetto chiave della Shoah
: il male. Esso viene solitamente considerato una forza attiva e
devastante che scaturisce da un violento travaglio interiore.
Ebbene
la filosofa Annah Arendt a tal proposito ci fornisce un preziosissimo
spunto di riflessione: il male non è necessariamente una passione
incontrollabile,ma può originarsi dall’incapacità di pensare con
la propria testa e di opporsi al corso degli eventi,dall’inerzia
fisica e mentale. Infatti,se pensiamo ai fattori che hanno reso
possibile l’esistenza e l’espansione dell’Olocausto dobbiamo
far riferimento più all’indifferenza di milioni di persone
piuttosto che all’istinto sanguinario di un gruppo relativamente
ristretto di persone. Molti dei funzionari dell’S.S. erano persone
comuni(e anche questo dovrebbe farci riflettere) che si limitavano a
non pensare e a eseguire gli ordini che li venivano imposti. La Shoah
ha avuto dimensioni tanto spaventose poiché sembrava un fenomeno
inarrestabile,da accettare volenti o nolenti e il contributo
individuale sia pro sia contro di essa appariva del tutto
trascurabile e quindi nessuno si sentiva davvero responsabile.
L’accettazione passiva della realtà e l’ignoranza sono stati i
mezzi veicolanti di questa tragedia e lo sono e lo saranno di tante
altre se non impariamo dalla storia. Infatti,mentre condanniamo le
stragi del passato,perlopiù ignoriamo quelle attuali nonché le
ingiustizie e le sofferenze subite dai popoli ai giorni nostri.
Giusto per non parlare di aria vi faccio degli esempi : ogni giorno
una quantità innumerevole di persone muore di fame,di sete e per
malattie facilmente curabili; gli individui vengono torturati o
maltrattati in almeno 81 Stati,la libertà individuale e collettiva è
fortemente limitata in almeno 77 Paesi e spesso si ricorre alla forza
e alla prigionia forzata contro i trasgressori (come nel caso della
celebre paladina dei diritti umani: San Suu Kyi), negli ultimi anni
sono stati uccisi in Afghanistan circa 3.000 civili e in Brasile la
polizia ha ucciso 1.260 persone,in Uganda 1.500 individui muoiono
ogni settimana nei campi profughi,nell’Uganda del nord negli ultimi
20 anni circa 20.000 bambini sono stati rapiti dai guerriglieri e
sono diventati anch’essi soldati,in Guinea-Bissau bambini anche di
solo 5 anni vengono venduti e portati in Senegal dove lavorano come
mendicanti o in situazioni indecenti; ogni anno,secondo la stima del
Dipartimento degli USA , vengono vendute nel mondo dalle 600.000 alle
820.000 persone di cui metà sono minorenni e pensando agli episodi
di “casa nostra” possiamo far riferimento alle migliaia di
immigrati che muoiono nel Mediterraneo durante il loro viaggio a
causa delle condizioni precarie dell’imbarcazione e alla mancanza
di cibo e acqua.
Nel 2008 a Guantanamo sono stati torturati 270
detenuti (senza nemmeno essere processati!).Nel Darfur massacri e
violenze sono all’ordine del giorno così come nella Repubblica
Democratica del Congo (l’aggettivo “democratica” strappa un
amaro sorriso) dove gli oppositori del governo vengono
sistematicamente torturati, in Iraq dal 2003 sono stati uccisi più
di 270 giornalisti. Ora,vogliamo fare della storia un’inutile
retorica o far sì che ci aiuti davvero a costruire un mondo
migliore?E se la risposta è la seconda come avrete capito il nostro
migliore strumento è la lotta all’indifferenza e all’ignoranza.
Alcuni
dei dati sono stati rilevati dal sito “humanrights.com”
Simone Santoro
GDTO
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