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Visualizzazione dei post da marzo, 2016

L’INCOLORE REFERENDUM E I SUOI ANNI DI PELLEGRINAGGIO*

Siamo nel 1970: con un compromesso politico tra correnti cattoliche e laiche in Parlamento e a ben ventidue anni di distanza dall’entrata in vigore della Costituzione, viene promulgata la legge contenente la disciplina operativa del referendum. Due anni dopo, l’ala cattolica userà proprio questo nuovo strumento per promuovere il primo referendum abrogativo, avente ad oggetto la legge sul divorzio. Credendo di aver compiuto il colpo del secolo, i promotori si avvieranno a uno smacco molto singolare, soprattutto perché avvenuto nella cattolicissima Italia: i cittadini vanno a votare, sì; lo fanno in gran numero, certo; decidono, però, che il divorzio poi troppo male non è, e al diavolo il sacro vincolo. Fatto salvo il caso sopra descritto, il referendum in Italia non è mai stato visto di buon occhio dalle forze politiche. Formula principe della democrazia diretta, in un sistema rappresentativo è comprensibile, ma non condivisibile, che esso venga osteggiato dagli attori politic

INTERVISTA AD ALBERTO VANELLI

Proseguono le nostre interviste. Questa volta parliamo di politiche culturali con un esperto del tema, il Presidente della Fondazione Teatro ragazzi e giovani Alberto Vanelli, già Direttore ai Beni culturali della Regione Piemonte e Direttore della Reggia di Venaria. Dottor Vanelli, può dirci qual è stato negli ultimi 15-20 anni il percorso che ha portato Torino ad essere un'importante realtà dal punto di vista culturale, oltre che una meta turistica? Negli anni '90, le persone che si trovano al vertice della politica, della cultura e dell'economia torinese avvertono che la principale fonte di lavoro e benessere dei torinesi, la FIAT, sta entrando in un processo di declino irreversibile, quanto meno sul piano dell'occupazione, e che quindi occorre dare alla città delle alternative. Con un accordo unanime, anche abbastanza esplicito, le forze di sinistra al potere al Comune fin dagli anni '70, ma anche la Regione governata dalla giunta Ghigo, e poi l

BUONA GIORNATA INTERNAZIONALE DELLA DONNA

"Abbiamo bisogno della forza e della cultura delle donne. Ora che hanno condotto l'intera società italiana a ripensare la propria vita, riconoscendo il valore universale della loro libertà e della loro originalità, dobbiamo affrontare nuove sfide epocali. Sono quelle che hanno davanti il nostro Paese e l'Europa. Quelle che ha di fronte l'intera umanità. Mi auguro che questa giornata sia di riflessione e di stimolo per attuare integralmente, nei fatti, il principio di parità di genere. Le donne hanno cambiato la politica e la società. Sono certo che continueranno a farlo." Sergio Mattarella 8 marzo 2016