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Il futuro dell'Europa è domani

Le elezioni francesi cambieranno il panorama europeo, qualsiasi sarà il risultato. Ecco una presentazione dei candidati.





Aurélien Chevallier, collaboratore parlamentare a Parigi, ha definito le elezioni francesi del 2017 “le più strambe degli ultimi 50 anni”.
Sono svariati i motivi che rendono caratteristiche e fuori dalla norma queste elezioni. Undici candidati alla presidenza sono un record, inoltre i candidati dei due storici partiti, che si sono a lungo contesi la presidenza (Repubblicani e Socialisti) sembrano essere in difficoltà, mentre i due candidati che ricalcano posizioni più estreme paiono guadagnare punti nei sondaggi ogni giorno.

Ma chi sono gli undici protagonisti di questa campagna elettorale?  

Nathalie Artaud, canditata con il partito trotskista Lutte Ouvriere è alla sua seconda campagna elettorale, dopo quella del 2012, dove ottenne lo 0,56% dei voti. Rietene che la sua sia una “candidatura di classe” che permetterà ai lavorati, ai disoccupati, agli sfruttati di difendere il loro interesse.
Francois Asselineau ha stupito tutti, riuscendo a raccogliere le 500 grandi firme necessarie per presentare la candidatura. Rappresenta L’URP (Unione Popolare Repubblicana) con l’obiettivo della Frexit, di cui si ritiene l’unico vero sostenitore.
Jacques Cheminade, settantacinquenne, esponente del partito Solidarietè e Progres, si presenta come il candidato anti-sistema. Promuove l’uscita dalla NATO, dalla UE e dalla zona Euro, per tornare al franco.
Nicole Dupont-Aignan, fondatore del partito Debout La France ha lavorato in diversi uffici ministeriali. Pur volendosi liberare della “camicia di forza europea”, propone una revisione dei trattati, in modo da consentire a ogni paese di recuperare la propria sovranità, e da sostituire il Parlamento Europeo con una assemblea degli stati.
Francois Fillon, esponente del partito Les Republican, era il candiato con più chance di vittoria fino allo scoppio del Penelopegate. Porta avanti un programma di rottura con misure di ispirazione liberale. Propone il taglio di 500000 dipendenti pubblici, il pensionamento a 65 anni, una revisione del codice di lavoro e una riforma sanitaria.
Benoit Hamon, vincitore a sorpresa delle primarie del Partito Socialista. I punti principali del suo programma sono: l’introduzione del reddito di cittadinanza, l’aumento degli investimenti nella sanità e nella protezione ambientale. In particolare mira a portare entro il 2025 al 50% la quota delle energie rinnovabili nel mix energetico.
Jean Lassalle si candida con il partito Résiston. Il suo programma porta il titolo di “un pastore all’Eliseo” e vuole creare un nuovo contratto sociale tra le persone e i loro rappresentati. Punta a rinegoziare i trattati europei e mira ad abrogare la legge che introduce una nuova organizzazione dei territorio, per riabilitare i comuni e i sindaci.
Marie LePen, presidente del Front National, vuole introdurre nella costituzione la “priorità nazionale” con l’abolizione dello ius soli. Propone un aumento della tassazione per ogni impresa che assume un lavoratore straniero. Punta a far scendere il saldo migratorio a 10000 persone l’anno, contro le 40000 di oggi.
Emmanuel Macron, En Marche. È il più giovane tra i candidati e ama definirsi “né di destra né di sinistra”. Vorrebbe introdurre una quota proporzionale per meglio rappresentare il pluralismo del paese e ridurre di un terzo il numero di parlamentari. Propone un sistema di assicurazione universale per la disoccupazione e la pensione, per andare incontro ad un sistema finanziato da tasse. Per quanto riguarda la scuola, mira a creare nuovi posti di lavoro, con l’assunzione di 5000 nuovi docenti.
Jean-Luc Mélenchon, La France Insoumise. Si definisce il portatore di una nuova idea di sinistra. Ha in mente una riforma costituzionale per introdurre il proporzionale e abbassare il diritto di voto a 16 anni. Si batte per la cancellazione del programma nucleare. Vuole introdurre una tassa sulle transazioni finanziarie e portare il pensionamento a 60 anni. Nella sua visione, lo Stato dovrebbe offrire un impiego ai disoccupati come “servizio pubblico”.
Philippe Poutou, esponente del Nuoveau Parti Anticapitaliste. Oltre al divieto di licenziamento, Poutou propone un salario minimo a 1700 euro netti. Punta a vietare l’uso di input chimici nell’agricoltura e in 10 anni a convertire tutta l’agricoltura al biologico.

Sono cinque i candidati che hanno serie possibilità arrivare al secondo turno, e di vincere le elezioni. Le loro posizioni ricalcano tutte le sfumature parlamentari possibili, partendo dall’estrema destra, passando per il centro, e arrivando a sinistra.
Ancora una volta, così come per il referendum sulla Brexit, l’esito non è affatto scontato. Il futuro dell’Europa, così come la conosciamo, si decide il 23 aprile.


Nicola Raspo
GDTO 

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