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In balia della sabbia

Gli appalti truccati costano e ci rubano la sicurezza.
In questa Italia martoriata dagli eventi sismici, vi è purtroppo spazio anche per la criminalità organizzata.
Molte volte si sente nominare un’inchiesta che riguarda persone che dovrebbero proteggere in qualche modo ambienti nei quali tutti trascorrono la maggior parte del tempo, tutelandoci attraverso la creazione di giusti bandi a cui partecipano imprese serie, che li vincano in modo corretto e che  costruiscano gli edifici in cui si passa del tempo con la famiglia, dove si va a scuola o dove si svolge un’attività lavorativa.
Per appalti truccati s’intende bandi di appalti già programmati di cui è già noto alla commissione il vincitore.
Questo ramo della criminalità organizzata è presente ed attivo in tutta Italia, da nord a sud.
Il reato degli appalti truccati è regolato dal Codice penale, che stabilisce i criteri di attribuzione della gara e vieta la turbativa d’asta, cioè il comportamento volontario e consapevole volto ad impedire lo svolgimento secondo legge del bando.
Secondo la stima dell’OCSE del 2016, le gare truccate per gli appalti pubblici nei suoi Paesi membri incidono per circa il 15 % del PIL.
Ci sono molte forme di accordi per la turbativa delle aste. I modi principali sono: la rotazione delle offese, dove le imprese che hanno stipulato accordi tra di loro, partecipano alle gare decidendo di presentare a turno l’offerta più elevata; le offerte di comodo, in cui l’offerta presentata è d’importo superiore all’importo del vincitore designato, pratica per mascherare la finta concorrenza; nella mancata presentazione di offerte, le imprese convengono di non presentare modulo di richiesta. Ancora, la spartizione del mercato, dove le imprese non entrano in concorrenza tra loro su una stessa area.
Per limitare questo fenomeno si potrebbe mantenere flessibile il numero d’imprese partecipanti al bando, oppure definire in modo più chiaro i requisiti del bando. Limitare le comunicazioni tra i partecipanti o ancora, valutare bene le informazioni dei partecipanti alla gara.
Alla base di tutto ciò però vi è la necessità di sensibilizzare il personale.
È anche una sicurezza per noi singoli cittadini che le gare d’appalto siano svolte secondo la legge; infatti abbiamo numerosi esempi di crolli di ponti o di edifici.
A tal proposito, in Italia, ci sono numerose inchieste in corso, come quella che si è conclusa a Modena lo scorso 18 maggio, che ha portato alla condanna a 5 anni dell’ex capo dell’ufficio tecnico del Comune di Castelfranco, condannato per aver utilizzato il meccanismo degli appalti truccati.
Oppure ancora, il crollo del ponte della tangenziale di Fossano il 18 aprile 2017, che fortunatamente non ha creato morti e sul quale è stata aperta un’indagine.
La situazione italiana attuale è a dir poco spaventosa, ogni giorno assistiamo ad un nuovo processo che riguarda proprio questo tema.
Il rapporto tra mafia e appalti è molto stretto ed è stato fondamentale nella costruzione del potere mafioso qui in Italia.
La criminalità organizzata utilizza il ramo degli appalti truccati anche per riciclare il denaro sporco.
È, dunque, auspicabile che chi detiene le redini di questo Paese, informi non solo chi deve creare i bandi ma le generazioni future sulla sicurezza delle costruzioni.

Francesca Rizzo
GDTO



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