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La lunga corsa delle primarie americane

Febbraio 2019. Mancano più di 20 mesi alle elezioni presidenziali ma tra i democratici si può annusare già aria di sfida. Già molti Dem hanno annunciato la volontà di sfidare Trump, ma solo uno avrà la possibilità di diventare il presidente della prima potenza mondiale. Tra volti nuovi, giovani promesse e vecchie guardie, cerchiamo di fare chiarezza e di analizzare chi ha annunciato la propria candidatura e chi ha espresso la volontà di correre alle primarie del 2020 del Partito Democratico.

Joe Biden:
Iniziamo dal candidato più forte. L'ex senatore del Delaware e Vicepresidente sotto Obama ha tutte le carte in regola per vincere la nomination: giusto mezzo tra i più conservatori e i progressisti, alta popolarità sia tra gli statunitensi sia all’interno del partito e posizioni ambientaliste-liberali che lo rendono un buon nome per gli americani. Insomma, il candidato più forte e quello con le possibilità di vittoria più alte sia alle primarie sia, come dimostrato dai primi sondaggi fatti negli Stati più critici dell'unione, in un testa a testa contro Trump. Non ha ancora annunciato ufficialmente la sua candidatura ma una sua non- partecipazione sembra quasi impossibile. Indice di voto realclearpolitics 25/2/2019: 27.5%
Bernie Sanders
Nonno Bernie ci riprova. Dopo la straordinaria campagna del 2016, in cui inaspettatamente aveva dato filo da torcere alla grande favorita Hillary, Sanders riscende in campo, forte di una grande popolarità, un congresso democratico più favorevole a lui e con una generazione di giovani democratici pronta a votare per lui e a sostenerlo. Le sue campagne ormai sono mantra per i democratici più di sinistra: medicare for all, tasse più alte per i più ricchi, aumento del salario minimo a 15 dollari, lotta al cambiamento climatico… pur non facendo parte del partito democratico (è infatti un indipendente) è un leader per i new-dem, ma molti sollevano il problema dell’età (nel 2020 compirà 79 anni). Sicuramente uno dei nomi più forti e se dovesse essere lui a spuntarla sarebbe il primo candidato autodefinitosi “socialista” a correre per la presidenza degli USA dal secondo dopoguerra. Indice di voto realclearpolitics 25/2/2019: 16.8%

Kamala Harris
Si sale ai piani alti delle gerarchie del partito e la donna con le più alte chance di vincere le primarie è la senatrice del grande stato della California, Kamala Harris. Progressista, combatte per la sanità pubblica, per la legalizzazione delle droghe leggere, per i diritti dei migranti e per una tassazione più progressista. Un nome conosciuto e con popolarità altissima nel suo stato, che è anche lo stato più popoloso dell'unione. Sicuramente uno dei grandi candidati a vincere le primarie. Indice di voto realclearpolitics 25/2/2019: 10.3%

Elizabeth Warren
In un anno con così alta rappresentazione femminile non poteva mancare Elizabeth Warren. La senatrice del Massachusetts è una progressista della prima ora, oltre a essere spregiudicato stata attiva sul campo dei diritti Delle donne. Recentemente ha avuto problemi, in quanto aveva dichiarato di avere antenati nativi, cosa che si rivelò poi falsa. Un nome forte, che avrebbe molta più rilevanza non fosse per un certo senatore dal Vermont, con cui condivide somiglianze. Indice di voto realclearpolitics 25/2/2019: 7.5%

Cory Booker
Cory Booker è il primo dei senatori che prenderemo in considerazione. In carica dal 2013, è uno dei membri più progressisti del partito democratico ed è una personalità di spicco dentro al gruppo democratico al senato e uno dei più aggressivi nel fare opposizione a Donald Trump, e la sua candidatura ha possibilità di vittoria, anche se non altissime. Indice di voto realclearpolitics 25/2/2019: 5

Amy Klobuchar
Amy Klobuchar, senatrice del Minnesota, è una dei leader del partito democratico e la sua candidatura è sicuramente di primo piano. Liberale, tra i suoi punti di forza sono le campagne a favore dei diritti della comunità LGTQ+ e la posizione pro-aborto. Anche lei fu critica della guerra in Iraq ma non si è mai schierata apertamente contro al partito. Parte indietro nei sondaggi ma può contare su un alto riconoscimento a livello nazionale. Indice di voto realclearpolitics 25/2/2019: 3.7%

Kirsten Gillebrand
La Gillebrand dal 2006 (anno in cui fu eletta come membro del congresso) è cambiata molto politicamente. Durante il suo periodo come membro dell'House of Representatives faceva parte dei cani blu (un gruppo interno ai democratici di destra) e aveva posizioni conservatrici in merito all'immigrazione e al gun control. Nel corso del tempo però cambiò radicalmente faccia, diventando più progressista e di sinistra. Kirsten non è una candidatura di rilievo ma è un nome da tenere a mente. Indice di voto realclearpolitics 25/2/2019: 1.3%

Tulsi Gabbard
Rappresentante delle Hawaii, Tulsi Gabbard è un nome che fa molto discutere. La trentasettenne infatti è sicuramente molto di sinistra per gli standard e porta avanti da anni campagne progressiste, ma a fare veramente discutere sono le sue politiche in campo di politica estera. Durante la crisi Siriana, criticò aspramente l'intervento di Obama e incontrò durante una visita in medio Oriente il dittatore Bashar Al-Assad. Ebbe posizioni islamofobe e si dichiarò favorevole alla tortura per combattere il terrorismo. A questo si aggiungono le passate visioni apertamente omofobe, pubblicamente rinnegate nel 2011. Candidatura che non si preannuncia di primo piano ma che potrebbe riservare sorprese. Indice di voto realclearpolitics 25/2/2019: 1.3%.

Julian Castro
Ex segretario per lo sviluppo urbano sotto Obama, Julian Castro è un democratico progressista con buon riconoscimento all'Interno del partito ma poco sostegno sul territorio, è uno dei candidati seri più deboli all'interno delle primarie. Indice di voto realclearpolitics 25/2/2019: 1.3%.

John Delaney
John Delaney è un ex-congressman del Maryland di 55 anni. Nel 2018 ha deciso di lasciare il posto nel congresso per candidarsi alla presidenza. Lui si definisce un moderato e le sue possibilità di vittoria sono estremamente basse. Indice di voto realclearpolitics 25/2/2019: non pervenuto.

Protagonisti non ancora annunciati
Joe Biden non è l'unico grande nome a non aver ancora annunciato la sua candidatura. Sherrod Brown, senatore filo-populista dell'Ohio, ha a più riprese dichiarato di stare prendendo in considerazione l'idea di candidarsi, e anche Bloomberg, sindaco di New York con i repubblicani ora passato sotto i democratici, ha espresso la volontà di partecipare alle primarie. Il nome più rilevante, però, è sicuramente Beto O'Rourke, ex congressman di El Paso. Questo autunno ha sfidato il famosissimo Ted Cruz per il seggio al senato del Texas, venendo sconfitto per soli 3 punti percentuali. Giovane, carismatico e progressista, molti lo vorrebbero vedere correre per la casa Bianca e lui ha dichiarato di stare valutando l'idea.

Volti sconosciuti o quasi
Alle primarie possono candidarsi tutti gli iscritti del Partito Democratico. E molti sognatori, desiderosi di fama o politici in cerca di un nome si candidano, pur sapendo di non avere alcuna speranza fin dall'inizio. Molti hanno già provato a candidarsi come membri del congresso o addirittura per la presidenza, senza avere però successo
Tra questi pochi meritano reale attenzione, essendo le loro probabilità di correre alla casa Bianca praticamente nulla.
Menzione d'onore a Peter Buttigieg, sindaco di South Bend, Indiana, primo candidato alla presidenza apertamente Gay e candidato più giovane delle primarie, essendo nato nel 1982.

Queste primarie democratiche così affollate rispecchiano un partito con numerose correnti, tra progressisti e conservatori, liberali, socialisti e populisti, tutti con un unico pensiero in testa: scalzare Trump dal senato e infliggere un duro colpo ai repubblicani. A prescindere da chi vincerà, una cosa è certa: sarà una sfida di certo entusiasmante e non priva di sorprese.   

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