4 settembre 476 d.C. Fine
dell’Impero Romano d’occidente. Odoacre depone l’ultimo
imperatore Romolo Augusto e per tutta l’Europa inizia quel
lunghissimo e decisamente variegato periodo storico detto Medioevo.
20 febbraio 2015 d.C.
Fine rovinosa della Barcaccia, opera in marmo del Bernini voluta da
Urbano VII nel 1627 e per tutta l’Europa calcistica, ma soprattutto
civile, ha inizio, o meglio continua, quel lunghissimo degrado
dell’intelligenza umana di cui sono affetti sempre più “tifosi”
troppo “focosi”.
A distanza di centinaia
di anni la devastazione è la medesima, il degrado che si lascia alle
spalle la follia umana è la stessa, ma purtroppo non sappiamo se un
secolo di lumi riporterà la ragione a governare sulle azioni umane,
tifoserie e gruppi di persone interessate alla loro squadra del cuore
a ridimensionare le manifestazioni di euforia ai banali ma sempre
efficaci cori, canti, balli, magari anche una bottiglia di birra con
un bel panino con la porchetta dato il luogo capitolino, ma di certo
non a certe immagini che con lo sport non hanno nulla a che fare.
Doveva semplicemente essere una partita di Europa League, Roma vs
Feyenoord quella di ieri.
Una partita di calcio, da
quelle per le strade tra compagni di classe, ai tornei
dilettantistici, ai professionisti strapagati e spesso esagerati di
oggi (ma questa è ancora un’altra storia) dovrebbe essere una
semplice manifestazione sportiva di goliardico passatempo, dove
risate e canti, pianti a volte, o fischi anche per disapprovazione,
si alternano a prodezze di gioco. Sì, è un gioco, e spesso lo
dimentichiamo, noi tutti, grandi e piccoli. E il gioco è fatto di
regole, di buon senso spesso, quindi niente di così stratosferico da
capire.
Banali gesti che
dovrebbero impedirti, quasi come un grillo parlante che ti zampetta
sulla spalla, di scambiare un muro, specialmente se del Colosseo, in
una latrina a cielo aperto. Capisco che se uno è olandese magari non
sa dire: “scusi, il bagno?”, ma “se sa, a Roma ce se fa capì
comunque”.
Regole effimere forse, ma
di una disarmante facilità dettata dal buon senso che dovrebbe farti
distinguere un cestino da usare come canestro per la tua ennesima
bottiglia di birra o altro alcool, da una fontana, in marmo antico, a
forma di barca, possibilmente con un cartello vicino che spiega in
mille lingue diverse cosa simboleggi e quanto apprezzi stare lì in
quella piazza romana da circa quattro secoli. Ci avessero fatto solo
un salto dentro alla Mastroianni nella Dolce Vita sarebbe stato più
accettabile, ma comunque sciocco. Perché il risultato di questa
“bravata” alcolica è un danno irreparabile alla storia e alla
cultura che ha fatto di Roma la culla della civiltà; certo, non
sempre dimostrando saggezza o democrazia (tanto per rimanere nei
contestati temi moderni), ma di certo una povera fontana non merita
di essere declassata a cestino da una gruppo di olandesi ubriachi che
in preda alla loro folle gita sportiva seminano il panico per le vie
del centro costringendo alla chiusura dei locali. Un gruppo, sì
perché per fortuna gli olandesi non sono tutti come quelli visti
nelle immagini di questi giorni; ma ci sono gruppi, a volte di più o
meno persone, che di qualunque nazione siano, non hanno ben presente
il concetto di limite.
Più fermezza e rigore
dovrebbe essere la risposta ai perché che sorgono dalla visione di
queste immagini deplorevoli, probabilmente di ragazzi che domani non
si ricorderanno nemmeno di ciò che hanno fatto: effetti delle
bollicine in corpo. Ma chi ne paga?
Ne pagano i cittadini,
coloro che hanno visto polverizzare pezzi dei loro monumenti e che
con le loro tasse dovranno ripagare i danni. Ne pagano forze
dell’ordine di ogni grado che spesso non possono rispondere a tale
violenza per non essere tacciati di pazzi che abusano del loro potere
(viga sempre la regola che chi sbaglia paga, a tutti gli ordini
ovviamente). Ne paga il patrimonio artistico e culturale del nostro
paese, troppe volte calpestato dal degrado e dai pochi fondi a
disposizione per il loro mantenimento se non ci sono degli Attila in
circolazione armati di bottiglie che barbaramente decidono di aiutare
il tutto.
Ma soprattutto ne paga lo
sport, il calcio e il pallone che fin da piccoli accompagna la
maggior parte dei ragazzi del nostro paese e di tutta l’Europa che
di questo scempio dovrebbe farsi carico, non solo scusandosi per la
brutta pagina scritta a livello emotivo e sociale, ma anche e
soprattutto economicamente. Come ogni club sportivo dovrebbe fare,
assumendosi l’onere di ogni danno a cose o persone arrecato da
parte di quei tifosi che si definiscono tali, ma che in realtà sono
solo teppisti. Se non possono essere presi con le mani nel sacco,
allora la società sportiva, suo malgrado, ne risponderà per loro.
Questo è il suggerimento
che dalla mia penna esprimo ai vari signori rappresentanti che si
riuniscono al Coni, o in altre sedi. Si prendano dei tempi per
riflettere su questo, e come risolvere certe situazioni che davvero
non dovremmo più vedere.
La violenza e la
stupidità sono da sempre le macchie del genere umano, ma esiste una
speranza data dal progresso delle civiltà che grazie a questo
dovrebbe capire il limite invalicabile quanto urgente tra libertà e
rispetto.
E voi? Che ne pensate di
quanto successo? Cosa suggerireste per migliorare regole e sanzioni
in tali casi? Siete d’accordo con la proposta suggerita in questo
articolo?
ELEONORA AVERNA Giovani Democratici di Torino.
di seguito il video dei fatti di Roma del 19 febbraio=
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