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LE 10 PROPOSTE DEI GD PIEMONTE

Ieri ho capito che ci sono persone che sanno vedere e altre che non sanno nemmeno guardare. Ci sono ragazzi come noi che vogliono capire, confrontarsi e inventare nuove vie se quelle esistenti non portano da nessuna parte. E ci sono molte persone nel mondo, anche ad alti livelli, quelli che contano per dirla tutta, che non si pongono nemmeno delle domande. Ci sono momenti dove è giusto ridere, e altri dove accanto ad una risata si intuisce che la sensibilità di persone, apparentemente così diverse, non sono poi tanto lontane da esigenze e necessità più comuni del solito. Ci sono domeniche pomeriggio sterili dove si passeggia per un parco, si mangia un gelato - scegliendo tra mille coni diversi, perché ormai è complicato anche mangiare un gelato - e magari sì, ti riposi... E ci sono domeniche iperattive e complesse nella loro gestione, ma che comportano unione di intenti, cervelli, riflessioni e impegni che conducono ben oltre al loro mero significato di x sull'agenda, o di pallino sul I-phone. Sono quelle domeniche un po' impreviste, ma che lasciano un segno certo e importante nella formazione di ognuno di noi, sui temi che preferisce, ma non per questo disinteressandosi degli altri, dove siedono persone competenti pronte a sfatare miti e leggende che, come tali, non sono supportate da prove scientifiche. Sono le domeniche che danno speranza di cambiamento, ma non per lo spirito rivoluzionario tout court che alimenta le fedi di noi giovani, da sempre, accaniti oppositori di ogni sistema preordinato. Quanto un cambiamento radicale di ciò che segna ignoranza e pregiudizio, estremamente conseguenti, eppure così drammaticamente lasciati al contagio senza resistenza per non minare la consuetudine, la morte di ogni civiltà che si rispetti. Io credo, e sottolineo IO, pronome personale, in quest caso di opinione assolutamente mia e di nessun'altro che non voglia sposarne i contenuti, che la macchia insuperabile del nostro tempo sia il continuare a permettere che il non sapere ingessi la continuità del nostro cammino, il preferire non imbattersi in discussioni scomode per non si sa bene chi, ma evidentemente abbastanza importante per decidere di fare altro di più urgente... ora siamo al punto che non si sa nemmeno più cosa lo sia, urgente, o no! Io credo che in un paese come il nostro, domeniche così siano un esempio di come si voglia procedere al rinnovamento, al reset dei comandi per cui il sistema possa ritrovare un giusto equilibrio, certo di poggiare su corretti input e non su dicerie quanto mai improprie. Io ho potuto godere dei benefici e delle riflessioni di uno dei tavoli di discussioni presenti ieri in via Masserano, presso la nostra sede PD, con l'autorevole quanto disponibile aiuto di Chiara Foglietta, Stefano Francescon e Silvano Bertalot, fondamentali per capire e immedesimarsi nelle situazioni più disparate quanto complesse che vive lo stato della famiglia, e famiglia in quanto unione di due persone punto, in quanto centro di vita domestica punto. Non esiste un concetto di famiglia univoco, e la parola in italiano non ha nessuna restrizione di senso semantico riferita a disparità di sesso. E la gravità dell'incertezza in materia non fa altro che inserire i bambini che ne fanno parte in una legge retrograda e bigotta, che seppur si presenti come garante delle tutele dei minori, in realtà non tutela proprio un bel niente, semmai complica, e per tutti, senza distinzioni. Questo appare evidente leggendo i DDL presenti in letterature. Il che è imbarazzante. ma direi normale dato che spesso chi dovrebbe saperne poiché chiamato a legiferare sui temi di cui sopra, non sa, non si documenta, e fa finta di non sapere, tergiversando l'insegnamento socratico del "so di non sapere", ben di diverso auspicio e contenuto. Io stessa non sapevo differenze abissali tra orientamento sessuale e identità sessuale, le incongruenze presenti sulla legge sull'omofobia, sul come si sia giunti alla legge del 2013 di Scalfarotto, né tantomeno sul DDL Cirinnà. Ho convenuto su quanto necessaria, urgente e immediata sia l'esigenza di una riformulazione del diritto di famiglia, che garantisca davvero ciò per cui dovrebbe essere stata immaginata. I tempi cambiano, mutano usi costumi e soprattutto esigenze dei popoli che vivono l'epoca in cui sono. Serve più prontezza e contenuto da parte di tutte le istituzioni che sono chiamate a rispondere alle esigenze dei loro elettori, e possibilmente serve più competenza in un mondo fatto di formazione continua ma spesso insufficiente o erroneamente divulgata. Ringrazio pertanto tutti coloro che hanno reso possibile a me e a molti altri di capire di più, di immaginare soluzioni migliori delle presenti, di capire quanto domeniche così possano fare bene allo strato sociale giovane, quello chiamato a cambiare le generazioni future. Ringrazio chi lotta da decenni su questi temi non perdendo l'entusiasmo, sperando che sia sufficiente per aiutare a vedere anche chi non vuole nemmeno perdere tempo a guardare.

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