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UN MURALES PER SUA SANTITA'

Domenica 21 Giugno 2015. Visita ufficiale di Papa Francesco a Torino.

La città si risveglia assonnata e calma in un'assolata e fresca mattinata di Giugno. Verso le 7:30 del mattino una piccola folla si riunisce in corso Giulio Cesare. Ordinati e ben vestiti. Ad un passante poco accorto potrebbe sembrare una processione oppure un sit-in di qualche genere. Niente di tutto ciò. La folla sta aspettando il Papa, in visita a Torino. Una volta atterrato a Caselle arriverà proprio qui, nel popolarissimo quartiere di Barriera di Milano, zona Rebaudengo, appendice Nord di Torino, per poi proseguire fino in centro. A parte qualche volante della Polizia Municipale la situazione sembra molto calma. Le persone un po' disordinatamente si incolonnano lungo tutto questo corso (Giulio Cesare). La sua prosecuzione porta direttamente nella zona più centrale della città, in Piazzetta Reale, storica sede del palazzo sabaudo e già sede governativa dei Re d'Italia dal 1861 al 1865. Il quartiere Rebaudengo è una piccola entità periferica, composta da una variegata tipologia di cittadini. Qui si trovano studi medici, svariate aree mercatali, studi notarili e commercialisti, laboratori artigianali e microimprese di vario tipo. Non è affatto un quartiere lussuoso o ricercato, ma la buona posizione centrale e il servizio di trasporti abbastanza efficiente alleviano il disagio di molte famiglie. Esse pretenderebbero però (a ragion veduta) molti più servizi, vista l'esosità degli oneri fiscali a cui sono sottoposti abitualmente. O per lo meno qualcosa in più. Un più efficiente servizio di pulizia e riparazione del manto stradale, dissestato e logoro, una migliore sicurezza nel quotidiano (volanti di polizia e carabinieri non si vedono molto spesso da queste parti) e una maggiore attenzione alla pulizia e al decoro generale. Ancora oggi, nota piuttosto dolente.
All'angolo con corso Giulio Cesare si trova un negozio di abbigliamento sul cui muro esterno alcuni ragazzi hanno impresso la loro incomprensibile nota artistica. Un murales coloratissimo e pacchiano. Ormai sono anni che il muro è così deturpato. La gestione del negozio è cambiata più volte e le persone non notano neanche più certe volgarità. Mentre aspettavo impaziente l'arrivo di Sua Santità, ho notato che il murales non c'era più. Ho subito pensato di essermi confuso con un altro palazzo, ma non mi sbagliavo. Era proprio quello. A quel punto giro lo sguardo verso le panchine dei giardini che si affacciano sul corso. I pomeriggi estivi sono preda di decine di pensionati che cercano un po' di ristoro dal caldo. L'erba delle aiuole era stata tagliata e accorciata recentemente. Un improvviso tentativo di rendere migliore il quartiere? Assolutamente no. La logica porta a pensare che il passaggio di un capo di Stato estero (perché di questo si tratta) in un quartiere così imponga un minimo di decoro. E allora via a cancellare i murales. Via a tagliare le aiuole e accorciare le siepi. Per non parlare del turno straordinario per la raccolta rifiuti palazzo per palazzo o della pulizia del suolo stradale.
"Arriva, arriva!!" grida qualcuno in fondo alla strada. Sirene spiegate, polizia, carabinieri. Una macchina bianca, alta. Poi un anziano e candido signore saluta con un sorriso quelle centinaia di persone. Si sono riunite lì solo per vederlo e appena lo scorgono cominciano ad applaudire. Applaudono un simbolo. Ma anche e soprattutto un uomo che sta portando sollievo a molti con le sue parole. Anch'io applaudo ovviamente. E incrocio per un decimo di secondo il sua sguardo. Poi la fila di macchine sfreccia via veloce. E' ora di tornare a casa. La folla si scambia ancora qualche battuta e poi si disperde. Passata la bella visione papale, resta solo un retrogusto amaro. L'amarezza di chi vive in un quartiere non ricco, ma che lo vorrebbe per lo meno decoroso, vivibile e dignitoso. Lo sconforto di chi vive in queste zone e ormai si è rassegnato a vivere nella bruttezza. La rabbia di chi vorrebbe svegliarsi la mattina e vedere la sua piccola parte di città che risplende insieme a lui nel sole di giugno. "Bisognerà aspettare che torni il Papa perché puliscano di nuovo?" è stata la domanda più volte ripetuta stamattina. Chi scuoteva il capo, chi si faceva una risata. Noi italiani siamo così. Ci abituiamo sempre al peggio e nella migliore delle ipotesi non facciamo nulla per cambiarlo. Ce ne lamentiamo soltanto. Il cambiamento, quello vero, di qualunque entità sia ci spaventa. Ci spaventa anche veder cancellato un murales da un palazzo. Quindi, cosa fare? Sperare che il Papa torni un'altra volta a Torino, così che il quartiere venga reso decoroso come stamattina? Può darsi. Oppure il Comune potrebbe semplicemente prendere atto della quotidianità che sono costrette a vivere certe zone della città. Lasciar collassare le periferie e impoverirle fino allo sfinimento è ed è già stato un grosso errore. Non basta scriverlo sui giornali o ripeterlo all'infinito. Va capito e fatto qualcosa di concreto. Perché se è vero che la situazione economica congiunturale e la stretta sui finanziamenti per i comuni lascia pochissimo spazio a Giunta e Circoscrizioni di muoversi concretamente, è anche vero che in certi casi basterebbe davvero poco per rendere tutto più dignitoso e accogliente. La Cosa Pubblica è di tutti, se non l'abbiamo capito, forse è ora di darci una mossa. Oppure possiamo davvero fare venire il Papa più spesso in visita a Torino. A voi la scelta.

Alessandro Di Pumpo
Giovani Democratici di Torino


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