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INTERVISTA AL PRESIDENTE DI LEGAMBIENTE TORINO


A una decina di giorni dal tanto discusso referendum abbiamo deciso di capire le ragioni di chi sta dalla parte del “sì”. Per questo abbiamo intervistato Sergio Battistoni, presidente di “Molecola Torino”. No, non parliamo della famosa bevanda bensì del circolo Legambiente di Torino. Infatti, Sergio precisa che il termine è stato adottato ben 10 anni prima della messa in circolo della bibita e che è formato dalle parole “Mole”, “eco” e “la” (iniziali di Lega e Ambiente). Apprezzando la fantasia linguistica però procediamo al punto caldo della questione:

1) Perché, secondo lei, è giusto votare “sì”?

Secondo me, è giusto votare “sì” per il segnale che viene mandato prima che per l’ effettiva questione delle piattaforme. Sono consapevole che dall’ oggi al domani non possiamo catapultarci in un mondo senza petrolio e gas, ma gradualmente, con appropriate politiche energetiche riusciremo ad avvicinarci a questo obiettivo. Infatti, per fortuna siamo in un paese democratico dove il consenso è la base su cui si fonda la politica: se l’ opinione pubblica si schierasse contro un modello di sviluppo ancorato alle energie fossili, il governo ne terrà conto e comincerà a supportare in modo più deciso la produzione di energia pulita. Quindi, il fabbisogno soddisfatto dalla produzione energetica delle piattaforme oggetto del referendum (meno dell’ 1% per il petrolio, circa il 3% per il gas) verrà, se la reazione del governo sarà quella che è lecito attendersi, più che soddisfatto dalla produzione di nuova energia pulita.

2) Quindi è una votazione perlopiù simbolica?

Simbolica, ma che, incidendo sulle strategie politiche, porterà risultati concreti. La questione delle piattaforme entro le 12 miglia ha una valenza relativa: è vero che l’ ecosistema viene depauperato e si rilasciano sostanze inquinanti, ma le compagnie petrolifere sono capaci di mettersi a 12,1 miglia dalla costa e di continuare a fare quello che facevano prima: la nostra battaglia continuerà anche contro le piattaforme oltre le 12 miglia. Questo referendum è solo una TAPPA di un lungo percorso. Quello che vogliamo impostare noi è un  discorso a 360° sulla visione del mondo, sul modello di vita, di pensiero e di sviluppo su cui la società e lo stato italiano sono fondati.

3) Pensa che la politica energetica italiana sia così arretrata?

Penso che ci sono tantissimi stati migliori di noi. Tralasciando nazioni come la Svizzera, la Danimarca, l’ Islanda e i paesi scandinavi, che sarebbero esempi troppo facili, basta guardare la Costa Rica che seppur molto meno sviluppata dell’Italia ha una politica energetica basata praticamente in modo esclusivo sulle rinnovabili.
Senza guardare oltre i confini possiamo trovare i 35 “Comuni 100% Rinnovabili”, ovvero quelli che rappresentano oggi il miglior esempio di innovazione energetica e ambientale. In queste realtà sono gli impianti a biomasse e geotermici allacciati a reti di teleriscaldamento a soddisfare ampiamente i fabbisogni termici mentre un mix di impianti che sfruttano diversi tipi di fonti rinnovabili permettono di soddisfare e superare, spesso ampiamente, i fabbisogni elettrici dei cittadini residenti.

4) Allora da dove dovremmo iniziare per incamminarci verso un modello di sviluppo più sostenibile?

Innanzitutto, bisogna eliminare i sussidi alle energie fossili che nel 2015 sono stati di oltre 13 miliardi!
Trasferendo questi soldi al sostegno alle energie pulite avremmo un modello di sviluppo più sostenibile a costo zero.

5) Molti dicono che in caso di vittoria del “sì” si perderebbero dei posti di lavoro.

Se il governo recepirà il messaggio e adeguerà la politica energetica (e ha tutto il tempo per farlo visto che molte concessioni scadranno dopo il 2020) invece verranno creati più posti di lavoro attraverso l’ espansione del settore delle rinnovabili.

6) Pensa che il “quorum” verrà raggiunto?

Difficile, in Italia c’è un astensionismo generalizzato che probabilmente si confermerà in questo referendum. Però anche del referendum sul nucleare si pensava la stessa cosa, eppure…
In ogni caso la nostra battaglia non finisce il 17 aprile, inizia il 17 aprile!


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