"Cittadini,
lavoratori! Sciopero generale contro l’occupazione tedesca, contro la guerra
fascista, per la salvezza delle nostre terre, delle nostre case, delle nostre
officine! Come a Genova e a Torino, ponete i tedeschi di fronte al dilemma:
arrendersi o perire!”
Con queste parole, pronunciate da Sandro Pertini il 25
aprile 1945, il CLNAI (Comitato di Liberazione Nazionale Alta Italia) si pone
alla testa dell’ultima sortita di una guerra di Resistenza, che si trascinava
da ormai due anni e mezzo. Insorgono le città del nord, giorni prima
dell’arrivo degli Alleati già si combatteva e tedeschi e repubblichini erano
cacciati dalle loro posizioni. Come in un racconto biblico, per sette giorni
s’udirono rumori di lotta, poi dal 1 maggio tacquero i fucili e tornarono a
parlarsi le persone: il 2 maggio,a Caserta, gli ufficiali tedeschi firmarono la
resa definitiva, in rappresentanza anche della Repubblica Sociale, non
riconosciuta e quindi non ammessa al tavolo delle trattative.
Il 28 aprile veniva comandata l’esecuzione di Benito
Mussolini e con lui Claretta Petacci, il 30 Adolf Hitler e la compagna Eva
Braun trovavano la morte in una dose di cianuro e in un proiettile della PPK
del Führer, con i russi a mezzo chilometro dal bunker.
Due protagonisti della storia mondiale se ne andavano,
figure fragili e abbandonate nel momento estremo del trapasso.
Non trovarono stessa sorte le idee di cui furono portatori e
mandanti. Ma a Mussolini e Hitler non va il “merito” della forza dei loro
ideali: l’odio tra i popoli, la violenza di essere umano contro essere umano
sono cosa antica e insopprimibile.
Insopprimibile, ma imbrigliabile: se il 25 aprile
festeggiamo la Libera
zione, ricordiamoci che il passo successivo, il motivo per
il quale oggi ancora festeggiamo ogni anno l’allontanamento dalle nostre vite
del rumore della morte, è l’Unione Europea.
Festeggiamo, oggi, l’idea di Europa e l’Europa di idee nate
a Ventotene; celebriamo la pace, il ripudio dell’orrore nato dalla sintesi di
due Guerre Mondiali.
Oggi vedo favorito per l’elezione a Capo dello Stato in
Austria un razzista, un estremista, un fascista d’intenti. Vedo gente come
Geert Wilders, Matteo Salvini, Marine Le Pen avanzare in Olanda, Italia,
Francia. Assisto all’Alternative für Deutschland che spiega le bandiere in
Germania, al risorgere del partito neonazista, allo sfascio conservatore in
Polonia e Ungheria, al Brexit sempre più vicino.
Se pensate che la Liberazione sia finita, vi sbagliate. Se
pensate di essere immuni a quell’odio che pervadeva l’Europa decenni fa, vi
sbagliate. “Liberazione” per me non è cosa fisica, è prima annichilimento di
idee, macero di finalità.
Viviamo l’Italia libera e liberale, in questo giorno.
Gustiamo una Europa unita e tollerante, coesione zoppicante ma sempre perfettibile.
Permettiamo a idee e rumori d’odio di continuare ad
allontanarsi. Perché sono ancora lontane, quelle idee, ma sono come cadaveri
insepolti, le possiamo ancora vedere. Sono morti lasciati senza funerale; e
allora che si celebri, si celebri in mare, e lasciamole affondare.
Buon 25 aprile.
Simone Bigi
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