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Siate migliori di chi vi guida



Ci fu una grande battaglia di idee e alla fine non ci furono nè vincitori, nè vinti, nè idee“, così comincia un bellissimo romanzo di Stefano Benni che si intitola Elianto, e così, secondo me, finirà questa lunga ed estenuante campagna referendaria.
Lunedì comincia il rush finale, abbiamo di fronte a noi le ultime due settimane prima del referendum del 4 dicembre, e qualcosa mi dice che probabilmente saranno anche le peggiori.
Il clima che si respira attualmente nel nostro paese non è certo quello del confronto, ma più che altro quello dello scontro. Qual è la differenza fra scontro e confronto? Il primo si conclude con un vinto ed un vincitore (al massimo può verificarsi una situazione di parità, che in ogni caso i due contendenti tenderanno sempre ad interpretare a loro favore e a sfavore dell’altro), il secondo parte invece dall’esistenza di due visioni contrapposte e porta in sè la possibilità che alla fine del processo ne sorga una terza che le contiene entrambe. Ovviamente sulla scheda del referendum troveremo solo due opzioni, il Sì e il No, ma se il clima fosse quello del confronto, il risultato delle urne sarebbe considerato l’esito di un processo di riflessione collettivo sul tema della riforma della costituzione, se il clima invece continuerà ad essere quello dello scontro, il risultato del referendum verrà facilmente considerato, a prescindere dall’esito, come un’usurpazione da una parte del paese ai danni di un’altra.
Ecco, da almeno due mesi a questa parte noi, su questo referendum, ci stiamo scontrando e MAI confrontando. Ci stiamo scontrando dentro il PD, con il resto dei partiti che compongono l’arco costituzionale, nelle scuole, nelle piazze, sui giornali, in televisione, a tavola con i parenti la domenica.
Questo a mio avviso deriva da un grande peccato originale di  Matteo Renzi: la famosa mossa della personalizzazione della battaglia referendaria che ha autorizzato, di conseguenza, tutti gli altri attori  (politici e non) a scendere in campo rispondendo con la medesima moneta. Con quel passo falso Renzi ha compiuto un grande errore, quello di dimenticare la funzione pedagogica delle istituzioni, ovvero di non ricordare che quando si è a capo di un paese e di un partito, la forma a volte diventa sostanza, il metodo diventa merito e il registro del dibattito su una proposta di riforma di iniziativa governativa sarà sicuramente quello scelto dal Capo del Governo nel presentarla.
La situazione che si è creata, e di fatto ha determinato grossa parte del dibattito politico intorno al referendum, è stata quindi quella di uno scontro personale e personificato fra la visione dell’Italia di Renzi e quella di tutti gli altri. Se questo scontro, almeno, vertesse davvero sui contenuti della Riforma costituzionale, ci troveremmo di fronte ad una scelta stilistica antipatica ma accettabile, il paradosso è invece che questo scontro ha ormai del tutto preso la tangente e, oltre che essere personalizzato, è anche quasi completamente uscito dal seminato e dal merito del quesito referendario, finendo per strabordare nel campo dei giudizi sul Governo, sull’Europa e sulla sinistra occidentale.
Di conseguenza cosa accade? Accade che ogni mattina un militante del PD si sveglia e sa che dovrà litigare, per quello che ha detto Renzi, per quello che ha risposto D’Alema, per quello che ha sostenuto Bersani, per quello che ha insinuato Salvini o Di Battista, per quello che ha dichiarato Monti, ecc ecc., in un vortice di argomentazioni deliranti che spaziano dal signoraggio bancario, al Parlamento illegittimo, al Jobs Act, al salvataggio di Monte dei Paschi di Siena, al ruolo di JP Morgan, al combinato disposto Brexit e Trump e via dicendo.
Questa potrebbe sembrare un’estremizzazione paradossale ma, purtroppo è ormai una dura realtà. Le dichiarazioni dei leader nazionali direzionano il dibattito che poi si svolge alla base, nella vita quotidiana dei cittadini, nei bar, nelle piazze, nelle case e sui luoghi di lavoro. Una situazione del genere è molto più grave di quello che sembra perchè, siccome di referendum stiamo parlando, dobbiamo sempre ricordarci che il 4 dicembre il voto di Renzi o di Bersani avrà il medesimo valore di quello dell’analfabeta funzionale che auspica un’invasione dell’Italia da parte dell’esercito di Putin. Quindi, giunti a questo punto, molta gente si ritrova a navigare con smarrimento ed incertezza in questo guazzabuglio di argomentazioni polemiche e fuorvianti e probabilmente, se il 4 dicembre se la sentirà di andare a votare, lo farà con uno spirito molto antagonista e poco razionale.
Ci tengo a precisare che la tirata d’orecchi circa la funzione pedagogica e la questione della responsabilità in capo alle figure apicali dei partiti non riguarda solo Renzi, ma TUTTI i leader politici in circolazione. Mi sono sentita di rivolgerla innanzitutto al Segretario Presidente poichè sua è la posizione di maggior potere, sia in termini di capacità di incidere sui processi politici, sia in termini di visibilità politica, quindi se lui avesse provato per una volta ad essere meno manicheo, meno escludente e meno egocentrico, forse oggi avremmo di fronte un altro tipo di dibattito.
I secondi a cui mi sento di indirizzare questo appello alla responsabilità e questo amaro rimprovero, sono i membri della minoranza del PD, che stanno combattendo una dura battaglia a sostegno del No alla riforma costituzionale e lo fanno con uno stile e una maturità molto simili a quella di una baby gang di seconda elementare. Loro sanno bene che non riusciamo più da anni a nobilitare il dibattito interno del PD perchè, da una parte i giornali preferiscono aprire con una dichiarazione acida di Bersani piuttosto che con un bell’approfondimento sulla Legge sul Caporalato, ma dall’altra anche perchè noi stessi (militanti e dirigenti del PD) il più delle volte sentiamo l’irrefrenabile bisogno di parlare più della dichiarazione di Bersani che non della suddetta legge.
La critica alla personalizzazione e alla logica dello scontro si potrebbe rivolgere inoltre a molti altri leader di partito, ma francamente credo che le opposizioni siano più legittimate delle maggioranze ad utilizzare strumenti ed argomentazioni provocatori, quindi da loro c’era da aspettarselo. Il problema qui, invece, sorge quando le argomentazioni da provocatorie diventano false e tendenziose, ma questo è un tema che richiederebbe un’ulteriore trattazione, distinta ed approfondita.
In conclusione il mio appello, per queste due ultime settimane di campagna referendaria, è rivolto a tutti i militanti del Partito Democratico impegnati nella campagna referendaria, sia quelli schierati sul fronte del Sì, sia quelli schierati sul fronte del No.
L’appello è: siate migliori di chi vi guida.
Siatelo nella scelta delle argomentazioni a supporto della vostra opinione, evitando quindi di dare sostegno e visibilità a personaggetti che lucrano sulla nostra divisione interna perchè significa per loro provare a guadagnare forza e consenso in vista di future battaglie politiche.
Ai sostenitori del Sì dico di non gettare alcol sul fuoco trattando i compagni del loro partito come se fossero amici di Salvini o di Grillo (celebre e stupida argomentazione dell’ACCOZZAGLIA), questo perchè domani Salvini riprenderà la sua strada che per fortuna non è mai la nostra, ma i nostri compagni resteranno nel partito e affronteranno insieme noi un congresso, la cui validità dipenderà proprio dal pluralismo delle posizioni.
Ai sostenitori del No dico di non fare la stessa campagna del M5S o di Sinistra Italiana, perchè pensare che tutti quelli che votano Sì siano come Rondolino è una posizione stupida, falsa ed ingiusta. Cercate inoltre di restare nel merito della Riforma Costituzionale, evitando quindi di gettare via il bambino con l’acqua sporca cancellando alcune leggi fondamentali che questo Governo è riuscito con grande capacità a portare a casa (Unioni Civili, Capolarato ecc.). Se dovesse esserci bisogno di difendere il Governo del Partito Democratico dalle calunnie delle opposizioni non esitate a farlo, non pensate che danneggiare Renzi facendo il gioco dei Salvini di cui sopra, possa rendere più forte la vostra parte, perchè in realtà non farà altro che gettare fango su tutta la nostra casa di cui voi stessi siete per primi fondatori e inquilini.
In tutto questo turbine di violenza verbale e politica chi resta schiacciato sono tantissimi militanti che non si riconoscono nè nella logica caterpillar di Renzi, nè negli atteggiamenti oltranzisti della minoranza del PD. Quelli che votano Sì riconoscendo i limiti della riforma ma credendo nell’importanza di essere compatti di fronte alle sfide di questa fase politica, quelli che votano No sapendo che questo provocherà delle rotture all’interno del loro partito e della loro casa ma che ritengono la Costituzione un elemento politico fisso e non contingentabile.
Entrambe queste posizioni godono della medesima dignità, tutto quello che invece sta fuori da questo senso di amore per la Costituzione, per l’Italia o per il Partito Democratico, è solo un triste, banale e parassitario esercizio di tatticismo politico.

Ludovica Cioria, segretario regionale GD Piemonte

 FONTE: http://www.sciarparossa.it/2016/11/21/siate-migliori-vi-guida/

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