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MATTARELLUM O PROPORZIONALE: QUALE LEGGE ELETTORALE PER TORNARE ALLE URNE?



Con quale legge elettorale andare alle prossime elezioni? E' l'argomento che tiene banco nel dibattito politico nazionale, insieme alla scadenza del governo Gentiloni. Le due questioni sono strettamente collegate, in quanto la prima motivazione della nascita del nuovo esecutivo è stata appunto la necessità di non andare al voto in una situazione di incertezza come quella attuale, in cui la normativa vigente per la Camera è sul tavolo della Consulta in attesa di essere giudicata, il prossimo 24 gennaio, conforme o meno alla Costituzione. Poiché la legge elettorale non è una questione di lana caprina, anzi può avere conseguenze di estrema importanza sullo scenario politico, ce ne occupiamo anche noi. Con tre avvertenze.
La prima è che una legge elettorale perfetta non esiste. Più esattamente, non esiste una legge elettorale perfetta per ogni Paese ed ogni circostanza. Esistono semmai formule più adatte di altre a uno specifico sistema politico.
La seconda, ancora più importante, è che la formula elettorale non può in alcun modo sostituirsi all'offerta politica. Quindi costruire una legge elettorale specifica per favorire un determinato partito (o per sfavorirlo) serve a poco se la proposta politica di quel partito è debole, e rischia, come ha sottolineato acutamente Romano Prodi, di ritorcersi contro chi l'ha voluta. Né può creare stabilità laddove non ce ne siano i presupposti. Questo vale soprattutto per uno scenario di fatto tripolare come quello attuale.
Infine, non necessariamente garantisce omogeneità tra le maggioranze delle due Camere, se queste sono votate da un differente elettorato come nel nostro ordinamento (soltanto chi ha compiuto 25 anni d'età può eleggere i senatori).



IL MATTARELLUM: PRO E CONTRO

La proposta ufficiale del Partito democratico è il ripristino del Mattarellum, ovvero la legge che ha regolato le elezioni del 1994, 1996 e 2001. Si tratta di un sistema misto, in cui tre quarti dei seggi (475 alla Camera, 232 al Senato, ma i numeri vanno leggermente abbassati perché nel frattempo la Costituzione è stata modificata introducendo la circoscrizione Estero) vengono assegnati in collegi uninominali con metodo maggioritario a turno secco, cioè è eletto il candidato che ottiene il maggior numero di voti. Il restante quarto di seggi (155 alla Camera, 83 al Senato, idem come sopra) viene attribuito con metodo proporzionale (a Montecitorio su base nazionale con una soglia di sbarramento al 4% e liste bloccate, a Palazzo Madama su base regionale con soglie implicite e recupero dei migliori perdenti nei collegi). Il calcolo proporzionale viene peraltro complicato dal cosiddetto scorporo, meccanismo che toglie alle varie liste i voti dei loro candidati vincenti nell'uninominale (parzialmente per la Camera, totalmente per il Senato), privilegiando così i partiti di minoranza.


Esiste una spiegazione per la complessità di questo sistema. Il Mattarellum, che prende il nome dal suo relatore, l'allora deputato e oggi Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, è stato scritto nel 1993, in un momento di totale dissoluzione del sistema partitico dell'epoca, in seguito ad un referendum popolare che aveva soppresso al Senato il sistema di fatto proporzionale fino ad allora vigente. Tutta la classe politica di allora però era strettamente legata al sistema proporzionale e, cosa ancora più importante, non sapeva come sarebbe stato il sistema partitico futuro. Quindi nell'adottare il sistema maggioritario volle prendere alcune precauzioni.
In conseguenza della forte correzione al maggioritario, questa legge ha avuto in realtà esiti abbastanza ambigui. Ha portato sì al coagularsi di due poli contrapposti, ma questi per vincere hanno raccolto forze tanto eterogenee da non poter assicurare stabilità al Paese. Nel 1994 il centrodestra vinse largamente alla Camera ma non al Senato, e il I Governo Berlusconi dovette reggersi sui senatori a vita. Nel 1996 il centrosinistra riuscì ad ottenere una maggioranza solo molto risicata e dovette appoggiarsi all'infido puntello di Rifondazione Comunista. Al centrodestra nel 2001 andò meglio, perché stravinse in entrambe le Camere. Ma solo mettendo insieme forze politiche profondamente diverse – liberali, clericali, leghisti secessionisti, fascisti nazionalisti, ex-socialisti, ecc. Insomma, un'accozzaglia tenuta insieme dal potere, ma incapace di determinare una linea politica chiara per il governo del Paese.
Quali i pro e i contro del reintrodurre il Mattarellum adesso? Grazie ai collegi uninominali, ha due grossi vantaggi: ristabilire un rapporto diretto tra elettori ed eletti e spingere i partiti a valutare il più possibile la qualità dei loro candidati nei collegi, sicuramente di più che con le liste bloccate o anche con le preferenze.
Per quanto riguarda invece la governabilità, il Mattarellum non riuscirebbe a garantirla in un sistema tripolare. Simulazioni per la Camera basate sugli ultimi sondaggi danno il M5s a quota 241 seggi, il Pd a 182, il centrodestra unito a 201. Altre simulazioni, elaborate da Salvatore Vassallo, professore di Scienza politica all'Università di Bologna, sembrano indicare che uno dei tre poli, per avere una maggioranza ragionevolmente probabile in entrambe le Camere, dovrebbe attestarsi intorno al 40% dei voti. Una soglia di difficilissima anche se non impossibile realizzazione.  In conclusione quindi, nella situazione attuale anche minime variazioni in campagna elettorale potrebbero portare a effetti ipermaggioritari o quasi corrispondenti alla proporzionalità. Una roulette russa.


Lorenzo Manuguerra
GDTO

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