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Stupri virtuali, l'ultima frontiera dell'autoerotismo




L’ultima frontiera dell’autoerotismo è la creazione di gruppi segreti su facebook in cui uomini e ragazzi di tutte le età si scambiano foto di amiche e conoscenti per l’eccitazione generale dei membri del gruppo (il gioco di parole è esattamente quello che pensate). La cosa principale che mi sconvolge è che, non sazi della mercificazione del corpo femminile nell’industria del porno, in cui si possono trovare categorie che sfiorano la pedofilia e lo stupro, questi soggetti decidano di condividere con sconosciuti foto di ragazze che essi stessi conoscono. Magari viene postata la foto di quella ragazza che li ha rifiutati e ha preferito qualcun altro al loro posto. Castigandola, lasciandola alla mercé delle fantasie sessuali di sconosciuti che così commentano: “Gli allagherei le tette” (notare il perfetto utilizzo della lingua “itagliana”). Quindi perché perdere tempo su donne che svolgono come professione quella di attrice porno, nella totale libertà di farlo e senza porre nessun giudizio su un mestiere scelto con consapevolezza, quando possono utilizzare immagini di ragazze che, ai loro occhi perversi, stanno assumendo pose altamente erotiche? Non oso immaginare la sensazione che si provi al pensiero che qualcuno possa masturbarsi sulle proprie foto, per scriverlo poi nei commenti come se fosse una cosa normale, come se fosse la donna a chiederlo. Se, però, guardate quelle foto, vedrete le ragazze impegnate nella vita di tutti i giorni; quindi la solita vecchia scusa utilizzata dal maschio medio del “Se l’è andata a cercare”, mi dispiace, ma regge ancora meno di quanto già non faccia in altre occasioni. Dunque me la vado a cercare se posto un primo piano come immagine del profilo? Me la vado forse a cercare se posto una foto in cui sono a ballare con le amiche? Me la vado a cercare se posto la foto in cui apro una bottiglia di spumante? Riuscire a vedere l’aspetto sessuale in tutto ciò non è semplice, ma è quello che pubblicità e media ci portano a fare e pensare ed è uno dei fattori che genera la creazione di questi gruppi. Dunque, il problema più profondo è sicuramente la nostra società, che continua a celebrare l’uomo alpha il cui unico scopo è quello di prendere la donna e farne ciò che vuole senza nessun riguardo rispetto ai suoi bisogni e alla sua sessualità. Perché, sorpresa del 2017, anche la donna ha una sua sessualità e i suoi istinti, ma guai a parlarne! Guai a parlare, ad esempio, di autoerotismo femminile. Questo potrebbe far vacillare il ruolo dell’uomo dominatore, in un mondo in cui la maggior parte delle donne deve sottostare al volere delle società patriarcali in cui la femmina è un essere tentatore che chiede di essere assalita, chiede di essere toccata. La cosa poi che fa sorridere, per non dire piangere, è che probabilmente alcuni di questi gruppi hanno come associate persone che gridano ai valori cristiani, che condividono immagini di santi e protettori (“scrivi amen e condividi”), per poi praticare uno stupro virtuale. Perché di questo si tratta. Ora, potremmo stare ore a disquisire rispetto a come affrontare la questione a livello sociale e culturale e ci vorrebbero anni per vedere dei risultati. Quello di cui si ha bisogno in questo momento è un'azione concreta di Facebook e delle autorità, perché le donne possano agire sentendosi in grado di contrastare questi gruppi senza sentirsi impotenti e violate nella loro privacy da coloro che ritenevano amici o conoscenti e che hanno deciso, senza il loro consenso, di renderle oggetti sessuali per il piacere di sconosciuti.

Cristina Imoli
GDTO

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