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INTERVISTA A PIERO FASSINO


Di Fassino abbiamo sempre apprezzato lo stile sobrio, l'impegno, la vocazione politica e la competenza. Qualità che traspaiono in ogni suo discorso, mai banale, sempre intriso di fatti e costruito con metodo. Un modo di comunicare che  forse non infiamma gli animi, ma che illumina le menti. E' stato per noi un grande piacere intervistarlo e discutere delle grandi tematiche cittadine, nazionali e internazionali.


L'inquinamento a Torino causa oltre mille morti precoci all'anno oltrechè tantissimi altri gravi disturbi. Cosa è possibile e doveroso fare per limitare questa piaga dei tempi moderni?
Io credo che l'inquinamento di Torino sia quello che mediamente si riscontra in tutte le grandi città. E' evidente che si tratta di intervenire su più fronti: sull'efficientamento energetico, sul riscaladamento, sulla circolazione con provvedimenti strutturali che lo riducano. Non si parte da zero: l'UE ha indicato per il 2020 l'obiettivo dell' abbattimento del 20% delle emissioni di CO2 , Torino già nel 2015 aveva abbattuto le emissioni del 27%; progredendo con le misure assunte nel 2020 l'abbattimento del CO2 sarà superiore al 35%; negli ultimi 5 anni la produzione di polveri sottili è diminuita del 40%. Questo dimostra che se si mettono in campo delle politiche serie si ottengono dei risultati e bisogna proseguire su questa strada: politiche strutturali e non solo di emergenza.

L’assessore Montanari ha avanzato l’ipotesi di finanziare la Linea 2 della metropolitana impiegando bond islamici, per i quali non possono essere corrisposti interessi, perché seguono la sharia, che li condanna come forma di usura. L’idea sarebbe maturata dopo alcuni incontri con esponenti della finanza islamica al Turin Islamic Economic Forum. Lei come valuta questa possibilità?


Intanto va ricordato che il Tief è una mia iniziativa, arrivata quest’anno alla terza edizione. E’ comunque evidente che grandi opere pubbliche oggi debbano essere anche sostenute da risorse private. Le risorse private vanno utilizzate e possono essere indirizzate per finalità pubbliche. Penso alla Linea 4 e alla 5 della metropolitana di Milano, finanziate in project financing. Cercare risorse nella finanza islamica è dunque coerente con questo tipo di ragionamento, ricordando al contempo che ogni investimento privato vuole una redditività. Se non possono essere corrisposti interessi sui bond islamici, i finanziatori privati cercheranno altre forme di redditività. Si tratta appunto di capire se la proposta che seguirà sarà sostenibile per il Comune.


Come giudica il tanto contestato strumento dei voucher e qual è la sua opinione sul possibile referendum?*


Innanzitutto, penso sia utile l'iniziativa messa in campo dal Presidente della Commissione Lavoro della Camera dei Deputati, l' onorevole Damiano, di una modifica dell'attuale legislazione dei voucher finalizzata a eliminarne i possibili usi impropri o illeciti.Mi auguro che con questa modifica non sia necessario andare al referendum, se invece ci sarà, si valuterà la posizione che il Partito Democratico dovrà prendere. Ricordo che i voucher hanno eliminato varie forme di lavoro nero in quanto strumento utilizzato per lavori temporanei. La semplice eliminazione dei voucher potrebbe riconsegnare quei lavori alla preesistente zona d'ombra: è giusto contrastarne gli usi illeciti e impropri, ma non è vero che è meglio eliminarli

*domanda e risposta si riferiscono a data poco anteriore al 17/3, giorno in cui il governo ha approvato un decreto legge con il quale è stata disposta l’abrogazione dell’istituto dei voucher


Lei si è aggiudicato i 18 milioni previsti dal Piano periferie del Governo Renzi. Con l’assessore Lorusso avevate pensato di concentrarli nel finanziamento di poche “grandi opere”. La nuova giunta ha adottato decisioni di segno opposto e investirà queste risorse in decine di piccoli interventi manutentivi. Cosa ne pensa?


Penso che sia sbagliato. Ogni investimento è utile nella misura in cui riesce a fare da volano per investimenti successivi, a instaurare un circolo virtuoso di attrazione di capitali. Se riesco a investire in maniera significativa in un quartiere, in modo tale da “cambiargli il volto”, riuscirò ad attrarre altre risorse in futuro per quella zona. Distribuire invece i soldi pubblici per interventi, certamente utili, ma poco significativi, come rifare un marciapiede o sistemare una panchina, non mobilita altri capitali e non ha alcun effetto di volano. Se questo effetto invece lo creo, allora sì che il quartiere muta, aumenta la qualità della vita in maniera sensibile, percepibile da chi ci vive. E faccio anche un esempio: nel quartiere Aurora si inaugurerà il nuovo centro direzionale della Lavazza. Attorno a questo investimento ne stanno già arrivando altri, di modo che non sia solo un’opera importante per l’azienda, ma per tutta l’area attorno e per il quartiere.


 
Il PD propone il reddito di inserimento e il Movimento 5 Stelle sostiene che gli copiate le idee...

Il reddito di cittadinanza così come i 5stelle l'hanno proposto e formalizzato in un disegno di legge che fu depositato tre anni fa è un'erogazione monetaria a tutti i cittadini italiani.

In quanto tale si possono fare due obiezioni: la prima è legata al costo insostenibile per elargire un reddito a 60 milioni di persone, la seconda è relativa alla modalità, infatti tale elargizione monetaria verrebbe erogata indifferentemente a chi è disoccupato, a chi ha un reddito fragile e a chi invece ha già sia un lavoro che un reddito che gli permettono di vivere serenamente. Successivamente, rendendosi conto che questa proposta era insostenibile, l'hanno modificata riprendendo la proposta del Pd, ossia l'hanno trasformata in un più realistico reddito di inclusione che sostiene chi non ha reddito, chi non ha lavoro e chi è in condizione di reddito fragile. Tale reddito però è connesso a delle attività, a un impiego di pubblica utilità, a un percorso di formazione professionale per passare dal non lavoro al lavoro. Dunque, i 5 Stelle, partiti con una proposta improponibile hanno poi copiato quella del PD e non viceversa.

Ricordo inoltre che forme di sostegno economico di questo tipo sono in vigore a Torino da anni, mi riferisco in particolare al reddito di accompagnamento e al reddito di inclusione, nati per sostenere persone senza lavoro o con redditi così bassi da non poter vivere dignitosamente.



Lei ha ricoperto cariche internazionali di prestigio e può quindi essere considerato un osservatore privilegiato delle dinamiche internazionali. E’ stato Inviato speciale dell’Ue in Birmania per l’allora Alto rappresentante Javier Solana, è stato ministro per il commercio estero con D’Alema negli anni in cui prendeva avvio il Wto. Alla luce delle distorsioni della globalizzazione emerse nel tempo, ci sono scelte prese dalla comunità internazionale in passato che rivedrebbe? E ci sono misure, a suo giudizio, adottabili per ridistribuire le risorse a livello globale?


 La globalizzazione richiede di essere governata, mentre oggi la si affida principalmente ai meccanismi spontanei del mercato. Il Wto è un principio di governance, per quanto riguarda gli scambi commerciali e le regole connesse, che devono essere omogenee tra i paesi. Infatti far entrare la Cina nel Wto è stata una scelta corretta: quando ne era fuori non applicava in nessun modo le regole sugli scambi. Per fare un esempio, una volta la Cina non aveva un meccanismo di contrasto alla contraffazione dei prodotti, mentre oggi è obbligata in tal senso. Cosa non va ancora bene, però? Su scala mondiale manca ancora tutta la parte sociale, connessa ai meccanismi degli scambi commerciali. Oggi noi non abbiamo regole sociali omogenee (condizioni di lavoro, contrattuali e salariali) ed è evidente che questo determina il fenomeno del dumping sociale. Questo è poi il motivo della delocalizzazione delle imprese, che migrano dove ci sono meno regole, dove la legislazione impone meno tutele per i singoli, dove il costo del lavoro è basso. Tutto questo crea situazioni di asimmetria nella concorrenza tra i paesi che si danno regole e ordinamenti sociali virtuosi e paesi nei quali queste regole non ci sono. C’è un'organizzazione mondiale che si occupa di questo, l’ILO, e in termini di principio quasi tutti i paesi hanno aderito ai protocolli e regolamenti sul lavoro da essa proposti; ma in termini pratici essi vengono disattesi. E’ un tema molto complesso e dobbiamo fare in modo che la globalizzazione non sia solo del capitale e dei mercati, ma anche dei diritti.



Simone Santoro
Simone Bigi
GDTO



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