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Lo stranamore dei giornalisti

Ovvero:
Come ho imparato a non preoccuparmi e ad amare le notizie.




Il giornalismo ha deciso di doparsi.
Non so se sia stata una scelta facile, obbligata o inevitabile, ma ha optato per questa via. Il doping per il giornalismo è quello che in rete viene più comunemente chiamato “click bait”, letteralmente “esca da click”: in italiano viene anche detto “metodo del gancio”.
Significa dare all’articolo un'intestazione il cui scopo non è far capire di cosa parla il testo, bensì spingere il lettore a leggerlo attraverso un titolo solo relativamente inerente al testo, ma di grande impatto emotivo, in modo che l’utente provi interesse nell’apprendere di più e dunque prosegua la lettura. Questo processo aveva un riscontro pratico mediocre prima dell’avvento di internet, poiché non importava quanti articoli venissero letti, ma che i giornali venissero comprati e dunque il fenomeno riguardava per lo più la prima pagina.
Per vendere, il giornale optava per un altro tipo di espediente commerciale: fidealizzare il cliente  tramite una particolare narrazione dei fatti (e certo questo è il caso dell’Unità, del Giornale e del Fatto Quotidiano), specializzandosi in un argomento (La Gazzetta dello Sport, L’Internazionale, il Sole 24h) oppure rivolgendosi prevalentemente ad un certo territorio.
Questo, com’è ovvio, è cambiato: comprare il giornale è una scelta compiuta da pochi consumatori, sia per la lentezza di circolazione del cartaceo, sia per l’evidente economicità dello cercare le notizie in rete.
 Il singolo articolo ha dunque assunto rilevanza, poiché è tramite questo che si attira il lettore sul sito e la pubblicità viene acquistata e venduta sulla base delle visualizzazioni che il sito ottiene, i click appunto. Si capisce dunque perché sia importante il bait, l’esca.
Perché è doping? Perché al pari dell’assunzioni di stimolanti questo processo aumenta le prestazioni, ma distrugge l’organismo. Nel caso del giornalismo distruggere l’organismo vuol dire far sì che questo diventi inadatto a svolgere il suo ruolo di trasmettitore di informazioni su un evento X verso chi è all’oscuro di tale evento.
Tale distruzione può avvenire alla fonte, tramite produzione di notizie su falsi eventi, o alla foce, quando chi legge non si pone domande sull’affidabilità della fonte, ponendo su piani equivalenti testi dalla qualità molto diversa e credendo ad entrambi, a nessuna delle due o, più sovente, a quella che predilige.

Il click bait agisce sulla foce.

La spettacolarizzazione dei titoli per attirare click li rende imprecisi sommari, ciò scredita il giornale, ma soprattutto il lettore si ferma al titolo senza aprirlo e in un secondo momento scopre la notizia nella sua interezza finendo per dubitare dell’accuratezza dei giornali e cercando altrove le notizie.
La ricerca della risposta viscerale nei titoli sovreccita il lettore spingendolo verso fonti sempre più emotive piuttosto che tecniche, desensibilizzando il pubblico e aumentando la domanda di spettacolarizzazione.
Seguire il click porta a vere e proprie concentrazioni di articoli su una notizia che ha creato molta discussione e molte visualizzazioni al sito dando vita ad un concentrato di articoli tutti sullo stesso tema. Esemplari sono in questo senso il numero di articoli su argomenti che spaccano la società, come le unioni civili o le vicende negative che riguardano i 5 stelle o Renzi. Questo crea nel lettore la sensazione di persecuzione dei suoi ideali e dei suoi pensieri da parte di un’informazione vista dunque come manipolata da qualcuno per convincerlo. Anche in questo caso il risultato è l’allontanamento dal giornale.

Tutto questo, come ho scritto, allontana il lettore, spingendolo verso siti o blog con vere e proprie notizie false.
Il dibattito attorno alle “fake news” si è riacceso dopo l’elezione di Trump. Sottolineo il verbo "riacceso", perché non era un’accusa inusuale durante la contrapposizione tra USA e URSS, solo che questa volta non sono le potenze straniere a cercare di ottenere consenso nella società.
Le notizie sono divulgate piuttosto da quelli che il giornalista Enrico Mentana definisce "avvelenatori di pozzi", persone senza né obblighi di deontologia, né morale, e a malapena toccabili dalla responsabilità penale a causa della difficoltà di rintracciarli. Anch’essi guadagnano dalla pubblicità portata dalle visualizzazioni al sito senza doversi preoccupare di pubblicare fatti verificati e potendo scrivere ciò che il pubblico vuole leggere.

Designazione da parte dello Stato o del privato (Google, Facebook…) di cosa sia vero e cosa sia falso è però evidentemente pericoloso e il PD, che per vent’anni ha combattuto un avversario capace di manipolare a piacimento le notizie tramite le televisioni e che ora affronta un avversario capace di spacciare il proprio mezzo stampa di partito come informazione imparziale per milioni di elettori, dovrebbe saperlo bene.
La lettura critica, l’ascolto critico e la visione critica (molto ci sarebbe infatti da dire anche sui video online) deve diventare una parte cruciale della formazione del popolo italiano. Il PD deve farsi carico di creare un programma scolastico che comprenda tale materia nel percorso didattico o arrendersi e imparare ad amare le notizie, così come il dottor stranamore ha imparato ad amare la bomba.

Cristiano Giraudi
GDTO

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